Fermarsi, arrendersi

Fermarsi, arrendersi, lasciarsi portare via.
La settimana intensa, la giornata lavorativa di venerdì che termina dopo la mezzanotte.
La sveglia al mattino presto, la valigia, la corsa in stazione, il viaggio.
Il ritorno in una casa da riordinare, la spesa da fare, la lavatrice da far partire, l’acquario da pulire, la tartaruga affamata e seccata per l’assenza.
Cucinare, pranzare, piegare i vestiti lavati, e un’improvvisa stanchezza che arriva a tradimento, di colpo, e sega le gambe.
Vado a letto, mi arrendo. Ed è un continuo scivolare dentro e fuori dal sonno, dal sogno forse, quasi un sonno di febbre, di quelli che non sai che giorno è, che ora è, se hai cose da fare, se c’è qualcuno con te.
Boccheggi per pochi minuti in superficie, poi sprofondi ancora.
Un pomeriggio così, una notte così, a perdersi, lasciarsi andare, lasciarsi affogare. E oggi sto bene.


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