Oggi fa caldo, viene proprio voglia di estate. Tolgo un po’ di ciliegie dalla loro vaschetta, voglio lavarle e mangiarle dopo pranzo.
Ma lei no, lei non vuole. Magari farà una fine orrenda, ma lo avrà deciso da sola, non si piegherà al volere e alla prepotenza di nessun altro.
E così, agile e furba, si aggancia con il picciolo alla plastica della vaschetta. Il punto di aggancio è calcolato in modo accurato perché il mio successivo movimento la faccia volare in aria e poi atterrare, con una parabola perfetta, nel sacchetto della carta da riciclare.
Ci si infila così bene da incastrarsi fra i vari strati di carta cartone cartoncino, e a trovarla ci metto un bel po’.
E’ ostinata, la ragazza, determinata a fare a modo suo. Penso che non la mangerò: mi farò erogare tutto un pomeriggio di coaching intensivo, e poi la lascerò libera di fare la fine che desidera, che sia nel sacco della carta o altrove.
E domani andrò a parlare col mio capo.